Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 26 febbraio 2013 Ieri, nel concitato susseguirsi di proiezioni e aggiornamenti, mentre ancora si aspettavano le percentuali definitive dei maggiori partiti al Senato e alla Camera, un risultato è apparso certo fin dalle prime battute: l’insuccesso di Ingroia e della sua Rivoluzione civile. Nessun rappresentante degli arancioni siederà in Parlamento, lontane dalle soglie di sbarramento le percentuali raggranellate dal movimento, sia a livello nazionale che in Trentino: c’è delusione tra le fila dei rappresentanti della lista, ma non manca la lucidità per analizzare la sconfitta. «Si è verificato un terremoto politico, un vero e proprio tsunami, riflesso della profonda crisi economica, sociale e culturale che stiamo attraversando – afferma Marco Boato, ex senatore e rappresentante di primo piano dei Verdi trentini e nazionali –: il nostro progetto alternativo, fuori dai grandi blocchi, non è decollato e questo ci deve far riflettere, ma è una cosa che dovranno fare tutti». Compreso il Pd, che «ha sofferto per la seconda volta della sindrome dell’autosufficienza – secondo Boato –: noi avevamo proposto un’alleanza a Bersani che però ci ha fatto aspettare dei mesi senza dare risposta. Se quest’alleanza si fosse concretizzata il centrosinistra sarebbe andato incontro a una vittoria sicura». Tra le cause della déblade di una proposta costruita in fretta e che non ha avuto il tempo di “sfondare”, il famigerato voto utile e l’assorbimento di un gran numero di voti da parte di Beppe Grillo: «Rivoluzione civile è stata vittima di questo ricatto, di fronte alla possibile rimonta di Berlusconi in molti hanno votato Pd: gli elettori inoltre hanno enfatizzato la loro protesta indirizzandosi al Movimento 5 stelle». Sembra non abbia pesato, secondo Boato, la stanchezza prodotta dal giustizialismo e dall’insofferenza verso i magistrati che decidono di intraprendere la carriera politica: «Anche il Pd e il Pdl hanno candidato rappresentanti della giustizia, non è stato quello il problema ma il costante invito a non votare i piccoli partiti». Della medesima opinione anche Francesco Porta, segretario provinciale di Rifondazione comunista, che però sottolinea come «sulla figura di Ingroia sia stata fatta una propaganda terribile, che è finita per monopolizzare l’attenzione a scapito dei contenuti». La delusione nella sua voce è palpabile, per la netta sconfitta del movimento e «per la situazione dell’Italia, paese ingovernabile e iper-populista»: «Speravamo in un risultato migliore – ammette – per noi era una scommessa e l’abbiamo persa; a nostro svantaggio sono andati sia il breve tempo che abbiamo avuto a disposizione per far nascere la nostra proposta, sia l’importanza che ha guadagnato progressivamente il Movimento 5 stelle: elettori che in passato votavano per noi, nella tornata attuale si sono affidati a Grillo». |
MARCO BOATO |
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